skip to main |
skip to sidebar
DOLORE, rabbia, indignazione, volontà di approfondire i problemi e tracciare percorsi di soluzione: differenti stati d’animo hanno attraversato il dibattito organizzato lunedì sera al Padiglione delle Terme di Castrocaro dagli ‘Amici di Alberto’. Amici che lo hanno conosciuto e amici ‘nuovi’ che sono stati profondamente toccati dalla tragedia di un ragazzo che, ad appena 28 anni, ha deciso di togliersi la vita dopo essere stato denunciato per il possesso di una modesta quantità di hashish. Una mobilitazione che ha raccolto oltre cinquecento firme in calce a un manifesto d’amore per Alberto e di dura condanna per il meccanismo di criminalizzazione innescato — a giudizio degli ‘Amici di Alberto’ — dalla legge sulle tossicodipendenze, dall’azione delle forze dell’ordine e dal ‘sensazionalismo’ della stampa.
DAVANTI a un foltissimo pubblico, gli amici hanno tracciato un commosso ricordo di Alberto: «Un ragazzo normale che non viveva la cultura dello sballo». Il fratello del giovane, parlando a nome della famiglia schiantata dal dolore, ha denunciato il ‘processo sommario’ subìto da Alberto ed ha concluso: «Vorremmo che il suo sacrificio servisse ad evitarne altri». Il dibattito sul tema «Droghe: demoni e miti» è stato poi animato dagli interventi del presidente regionale dell’Ordine dei giornalisti Gerardo Bombonato, di don Dario Ciani della Comunità di Sadurano e di don Andrea Gallo della Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
Bombonato ha fatto un’impietosa autocritica per la categoria dei giornalisti: «Abbiamo carte deontologiche all’avanguardia ma il problema è rispettarle nel lavoro di tutti i giorni. Troppo spesso i giornalisti non le rispettano né le conoscono». Il presidente dell’Ordine professionale ha inoltre severamente criticato il trattamento della vicenda di Alberto sui giornali locali: «Se tante persone si sono mobilitate attorno a questa tragedia è meglio per noi cominciare a riflettere...». L’intervento di don Gallo è stato un accorato appello affinché tutti si mettano in discussione dinanzi alla deriva dell’intolleranza e dell’individualismo: «Scusa Alberto per quello che ti abbiamo fatto!». Il ‘prete da marciapiede’ si è poi scagliato con forza contro gli effetti dannosi della legge sulle droghe e ha invocato una reazione delle chiese, delle agenzie educative, delle università.
DON DARIO Ciani è invece andato al cuore del problema degli effetti perversi dei meccanismi accusatori e informativi: «I processi, prima di finire sulle pagine dei giornali e nelle aule di tribunale, ormai si fanno nelle caserme e in questura. Le forze dell’ordine devono fare il loro lavoro per aiutare la legalità, non per fare giustizia in proprio, come avviene anche in certe conferenze stampa».
dal Resto del Carlino Forlì del 12 settembre 2007
Nessun commento:
Posta un commento