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Riciclare gli articoli altrui, vecchio vizio del giornalismo all'insegna del nulla si crea, nulla si distrugge (e non si butta via niente, come il maiale). Il caso dell'articolo sui voli virtuali a basso costo per poveri (ovviamente su un aereo che rimane fermo sulla pista, per di più con un'ala rotta!) rimbalza da un sito all'altro, grazie a Reporters che ha smascherato il Corriere della Sera. Il divertente pezzetto era infatti già uscito su Times e su un altro giornale indiano. Insomma una copiatura a catena senza indicazione di fonti (pare succede anche su internet...). Da parte mia non ci trova nulla di male nell'ispirarsi ad altri e addirittura citare, ovviamente indicando la fonte. Spesso succede addirittura che i secondi pezzi siano addirittura migliori dei primi (anche perché essere un bravo giornalista, che vuol dire prima di tutto essere capace di trovare le notizie, non sempre va di pari passo con l'essere un buon scrittore). Ai giornali locali, che raccattano notizie per strada invece che dall'Ansa, capita ovviamente spesso di essere copiati. E i colleghi più famosi, tipo corsivisti o saggisti, hanno il buon gusto di citare gli autori delle notizie che poi loro infiocchettano. Uno che indulge in questa pratica con correttezza ma anche con un po' di civetteria è il buon Giampaolo Pansa. Mi è capitato invece (una quindicina d'anni fa) di rivedere il giorno dopo un mio articolo ripreso pari pari sulle cronache di Repubblica. Si trattava di un modesto reportage a Tredozio, paese appenninico afflitto da una serie di continue scosse di terremoto. Un paese evidentemente un po' troppo lontano per essere visitato di persona da un inviato romano! In un'altra occasione non sono stato copiato, ma ho letto sul Corriere le stesse cose che avevo visto io (a Predappio, per la solita manifestazione nostalgica) ed ovviamente ero l'unico giornalista sul posto.
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