venerdì 29 gennaio 2010

Le prime righe di Google

Non c'è nulla di male se un giornalista si documenta attraverso Google e Wikipedia (io lo faccio tutti i giorni). Però... almeno bisogna perdere tempo a leggere tutta la voce prescelta, non limitarsi alle prime righe della prima voce di Wikipedia che appare... come, presumo, ha fatto Maria Luisa Agnese nel suo peraltro bel pezzetto di amarcord sulle domeniche d'austerity (Corriere della sera di oggi).
Si parla del 1973 e delle prime domeniche senz'auto ''mentre sugli schermi uscivano Amarcord e Come eravamo e in tv cominciava la serie Happy Days'' si legge nell'articolo. Per chi ha vissuto quegli anni (modesti e incolori) le domeniche di austerity e Happy Days sono due punti fermi. Che però si collocano in anni del tutto diversi (Fonzie e compagnia spopolano sulla Rai prima di cena a partire dal dicembre 1977, si verifica scavando un po' nella voce di Wikipedia). Nel 1973 la prima serie di Happy Days era andata in onda negli Usa, come si legge nelle prime righe di ogni ricerca su Google. All'epoca, vado a memoria, in Italia si guardava 'Attenti a quei a due'.

lunedì 25 gennaio 2010

Per i surfisti: pronta da scongelare



I guru della rete si lamentano spesso del disprezzo per internet manifestato dalla stampa mainstream. Nulla di più errato. E' vero esattamente il contrario. Ormai il giornalismo professionale si beve tutto quello che compare in rete senza il minimo sospetto: non solo copia e incolla da wikipedia, ma addirittura dai siti che già propalano bufale. Bellissimo l'esempio citato da Mantellini e scovato da Attivissimo: Repubblica che esalta la fantascientifica foto di un'onda ghiacciata, così a mezz'aria (dentro c'è pure una balena sottozero?).

sabato 23 gennaio 2010

Porte girevoli

Attilio Romita, chi era costui? Il solito telegiornalista del quale nessuno ricorda epici servizi, ora proiettato nel magico mondo della politica. Addirittura candidato presidente regionale. Sulla scia di Marrazzo (e di tanti altri, purtroppo). Il sistema delle porte girevoli tra giornalismo e politica meriterebbe forse qualche attenzione da parte dell'Ordine professionale. Se questo ente, a parte Grillo, ha ancora qualche motivo di esistere. Attenzione: i giornalisti sono cittadini come gli altri. Giusto che si dedichino alla politica (come i magistrati...). Però, per favore, scegliete. Prima una cosa, poi l'altra. E non tornate indietro. Come Santoro.

giovedì 14 gennaio 2010

I consigli di moda del Corsera




Mirabolante gaffe del Corsera che spara una foto disinvolta del mitico Steve McQueen a corredo di un articolo sul ritorno (!) del cardigan. Dopo i pantaloni a vita bassa, ecco quelli a bottega aperta... La moda cool non si discute.

Il diretur De Bortoli ha presentato oggi le scuse, senza scendere nello specifico. Così chi non ha avuto l'occhio attento si è perso lo spettacolino. Accade spesso nei giornali: i maroni si ignorano o si correggono solo sottovoce. Certe volte è giusto, perché alla fine si tratta di vicende che interessano solo pochi (un'età sbagliata, un mestiere non azzeccato...) e si fanno per mettere a tacere polemiche e personalismi insulsi. Altre volte, è vero, meriterebbero più evidenza per un doveroso ristabilimento della verità e della correttezza macchiate da sviste e/o errori, anche se solo dovuti alla fretta o a carenza di informazioni (la diffamazione e altri reati, ovviamente, sono su un altro piano: c'è da dire però che pubblicare la rettifica non esime dalla querela, allora che senso ha farlo?). Ma, infine, certe 'precisazioni' come quella di cui sopra, meriterebbero davvero il massimo del risalto e della completezza. Per far divertire tutti.


Molto fine il commento del Tgcom che titola 'Un glande errore'

lunedì 11 gennaio 2010

Cappelle made in Usa





Tutto il mondo è paese: dalla stampa americana due titoli da oscar per il 2009 segnalati da Un posto dove appendere il cappello:
un clamoroso errore di calcolo (a nove anni dal 2001!) e uno sconcertante refuso dove finally si trasforma magicamente in anally

E le domande?

Non sono un lettore attento di Repubblica ma il fatto che questi abbiano intervistato Berlusconi (e l'intervista è stata citata da tutti con squilli di trombe all'insegna del ritrovato clima di pacificazione nazionale...) senza fargli le fatidiche dieci domande con le quali ci hanno stracciato i maroni per mesi, mi puzza un po'. Si saranno stancati pure loro di chiedere sempre le stesse cose. Peraltro sapendo che gli italiani sanno benissimo le risposte ed evidentemente non gliene frega più di tanto. W l'Italia.

sabato 9 gennaio 2010

Autodafè



Prossimi titoli:
HANNO RAGIONE I COMUNISTI
HANNO RAGIONE I FINOCCHI
HA RAGIONE DI PIETRO (ah no, questo Feltri l'ha già scritto per evitare una querela miliardaria...)

venerdì 8 gennaio 2010

Car sharing alla romagnola



Materiale distribuito alla conferenza di presentazione del servizio di car sharing (auto condivisa) in centro a Forlì

martedì 5 gennaio 2010

Il punto G dell'informazione





'Più pelo in copertina!' pare che incitasse Scalfari ai tempi della direzione dell'Espresso (poi l'eco arrivava anche in redazione a Panorama: infatti negli anni 80 i due magazine erano ambitissimi dagli adolescenti...). La lezione si è tramandata ai curatori dei siti internet dei maggiori quotidiani. Repubblica in testa, come dimostra l'home page del 4 gennaio scorso. Certo, il messaggio si è ampliato: le sezioni dedicate ai calendari di smutandate varie ed eventuali sono ormai imprescindibili (di solito in pagina in fondo a destra, come i bagni...) ma il piatto si è arricchito di gossip sex-ammiccante, consigli medici tipo enlarge-your-penis, politici nudi al mare e/o nelle loro ville sarde. Il piatto dell'informazione on line è vieppiù speziato. E a quanto pare gradito: l'auditel delle notizie più lette conferma quasi sempre i più sacri assiomi del successo giornalistico: sangue, sesso, sedere (i soldi sono ridiventati tabù). Se ci fosse ancora in giro qualche vecchio giornalista passatista direbbe che è colpa di internet. Invece, ancora una volta di più, la rete è solo il mezzo. L'informazione è sempre responsabilità di chi la fa (come disse una volta in un convegno un esimio collega: I giornalisti sono il punto G della comunicazione).