Mi è sparito un 'amico'. Di
Facebook intendo. L'account di
Luca Bartolini, consigliere regionale di An giustamente entusiasta delle centurie di amici reclutati sul web, è stato cancellato da un giorno all'altro senza spiegazione. E' una situazione che capita sempre più spesso a utenti comuni (e il signor Facebook non si degna di chiarine i motivi) ma che, ovviamente, desta più scalpore se va colpire un esponente politico eletto (non perché merita più attenzione dell'utente comune ma che perché si presuppone, sia chiaro, che l'espressione del suo pensiero sia in qualche modo rappresentativa anche del suo elettorato). Poi magari quello grida alla censura e al complotto...
Il sig. Facebook, nelle condizioni di utilizzo del servizio, dice solo che è proibito
caricare, pubblicare, condividere, memorizzare o rendere disponibili in altro modo contenuti da noi ritenuti pericolosi, minacciosi, illegali, diffamatori, trasgressivi, molesti, volgari, osceni, fraudolenti, in violazione della privacy o dei diritti dei singoli, portatori di messaggi di odio o discriminanti dal punto di vista etnico e razzialeOra, si può ipotizzare che a far scattare la ghigliottina sull'home page di Bartolini sia stato un post (seguito da decine di commenti dello stesso tono) particolarmente duro sulla mite condanna - e successiva scarcerazione - per l'attore
Michele Pascarella, accusato di violenza su un bambino di cinque anni avuto in affido temporaneo tramite i servizi sociali del Comune di Forlì. Bartolini punta il dito contro fantomatici amici politici di Pascarella mobilitati in rete (hanno fatto la spia al sig. Facebook...). Fosse vero, sarebbe almeno una spiegazione. Magari, invece, la censura è scattuta in automatico. Via
Echelon. E tutti sono a rischio. A meno di continuare a cazzeggiare tra colleghi d'ufficio, ex compagni di scuola e amici-che-potresti-conoscere-anche-se-non-ti-può fregar-di-meno. Così ci vuole il sig. Facebook.