mercoledì 7 gennaio 2009

Il complotto di Alemanno




Si è già parlato in lungo e in largo dell'effetto dirompente che ebbe lo stupro di una donna da parte di un romeno alla vigilia delle elezioni comunali di Roma. Il sindaco Alemanno avrebbe potuto tranquillamente insignire lo stupratore del titolo di suo addetto stampa ad honorem: il risalto del fatto su tutti i media - a partire dal Tg1 riottesco - fu il coronamento di una campagna elettorale giocata con forza estrema sui temi della sicurezza. Col centrosinistra sul banco degli accusati. Ora, a parti ribaltate, ma non in campagna elettorale, lo stupro di una ragazza a Capodanno (oltretutto in una festa organizzata dal Comune!) ha avuto un rilievo marginale sulla stampa nazionale. E il Tg1 l'ha esaurita in dieci secondi.
Il raffronto tra i due episodi e il relativo 'trattamento' mediatico ha scatenato per l'ennesima volta la polemica sull'uso strumentale delle notizie e addirittura sulla manovra mediatico-politica vera e propria. Ora, fermo restando il fatto che l'uso strumentale di notizie è dall'origine del mondo nell'ordine delle cose (e per chi vuol sostenere una particolare tesi, purtroppo, è anche legittimo, altrimenti si dovrebbe ricorrere a un'autorità che vaglia la possibilità di legare singoli fatti a conclusioni generali...), la tesi del 'complotto mediatico' è una stupidaggine che in più oscura anche la verità, magari diversa e pure più negativa. Le diverse fasi politiche della vita nazionale sono contrassegnate dalla capacità dei partiti o degli uomini politici di imporre all'attenzione dell'opinione pubblica determinate questioni e anche parole d'ordine. Focalizzare l'attenzione - in maniera strumentale o meno - su certi temi determina il 'tono' del dibattito politico e costringe persino l'avversario a subire, a giocare sempre sulla difensiva in un terreno imposto dall'avversario e per questo - il più delle volte - perdente in partenza. Nella politica americana sono concetti-base digeriti ormai da decenni. Da noi li ha capiti - bene - Berlusconi. E male Veltroni (che pure ha tentato di applicarli in campagna elettorale, con tutta evidenza i suoi temi non si sono imposti all'attenzione dell'elettorato...). La parte triste della storia - per tornare ai casi di stupro - è che da parte dei media non c'è stato un complotto, ma un semplice adeguamento alle tematiche imposte dal dibattito politico stesso. Invece che contribuire a formare l'opinione pubblica i media (o buona parte di essi) si sono accodati al 'mood' del momento, al sensazionalismo (che editori e direttori ritengono paghi sempre). In sostanza, hanno abdicato alla loro funzione. E anche la prossima volta non ci sarà certo bisogno di complotti.

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