lunedì 26 gennaio 2009

Tonaca e anfibi

E così il papa tedesco si è ripreso in seno gli scismatici lefevriani, anche quelli che dicono che le camere a gas sono un'invenzione della propaganda demoplutogiudaicomassonica. Non è una questione di fede, dice. Dunque nella Chiesa c'è effettivamente libertà di parola, basta che non si parli di sesso. O meglio, se ne parla ampiamente ma sempre come vuole il papa. Intanto, col ritorno nel grembo papale dei tradizionalisti, finalmente troverà una parrocchia (si sa che c'è carenza di preti, ormai importiamo anche lì gli immigrati) quel simpatico sacerdote sospeso a divinis che si può incrociare spesso a Predappio davanti alla tomba di Mussolini e nei pressi di Villa Carpena a mettere in scena riedizioni della Battaglia del Grano. Lui, in tonaca e anfibi, è davvero un campione della libertà di parola nella Chiesa. Tra un rosario per il Duce e una preghiera per i martiri della Rsi, dice infatti (giuro) che nel 1940 avevamo ragione noi a dichiarare guerra all'Inghilterra, che la battaglia contro il comunismo continua ancora oggi (sarà terrorizzato da Bertinotti, Vendola o Ferrando?) ma soprattutto adora la metafora dell'Aids che corrode la dottrina di Santa Romana Chiesa. E in un crescendo imperioso racconta che effettivamente da Paolo VI in giù molti preti hanno avuto a che fare col morbo del secolo mentre Giovanni Paolo II era nientemeno che un agente del Kgb. Con un papa che in gioventù ha imparato il passo dell'oca si troverà bene di sicuro.