martedì 21 ottobre 2008

Io bingo bongo






Una volta a sei anni sono stato un extracomunitario. Nel senso che dalla natìa toscana sono stato sbalzato (per meri motivi di trasferimento lavorativo del mi' babbo) nella più desolata e nebbiosa Bassa bolognese. Forse avrei avuto bisogno anch'io di una classe separata d'inserimento linguistico. Nel senso che io parlavo italiano (seppure con la tipica c aspirata che ho ben presto ho perso) e i miei nuovi compagni si esprimevano in un buffo dialetto tutto pieno di esse striscianti (che mi sono rimaste appiccicate tanto da inibirmi qualsiasi apparizione audio-visiva). Ma io ero il bingo bongo, quello strano che veniva da chissà dove. E che sul grembiulino portava un fiocco blu, mica quello d'ordinanza nero a pallini bianchi, e non aveva neppure i gradi (una riga per ogni classe d'appartenenza!) sulla spallina.
Non è passato un secolo, o forse sì. Erano i tristi anni Settanta. E se ti spostavi di cento chilometri dalla tua residenza, nel posto in cui eri arrivato ti dicevano in faccia: 'Siete venuti a portarci via il lavoro!'. L'inserimento è stato davvero difficile, anche a scuola. Per fortuna c'erano maestri che si esprimevano nella mia lingua e che hanno fatto di tutto per amalgamare la classe. Per non tenere indietro quelli 'stranieri' e magari un po' più bravini, e quelli 'autoctoni' magari un po' più zucconi o forse solo con mezzi linguistici più limitati. Non so se dalla mia modesta esperienza si possa trarre una morale. Potrei dire che il maestro unico non è una tragedia (ma insegnanti diversi e più qualificati, perché nessuno sa tutto di tutto, forse è meglio...), che il grembiulino non mi ha traumatizzato (ma le mie figlie che non lo usano non sono né succubi della moda né inclini all'anarchia in classe), che le classi differenziali per negri, handicappati, comunisti, omosessuali e ebrei sono un abominio (ma insegnanti ben formati, corsi d'italiano di sostegno per stranieri e soprattutto limiti al numero di stranieri per classe, anche per evitare ghetti ad hoc fatti da presidi furbini, sono un'assoluta necessità). Il resto è solo marketing politico.

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